Un libro per le vacanze: Cuba Resiste

Ecco un libro che non può assolutamente mancare nella vostra valigia, un libro che vi conquisterà e vi terrà compagnia nei momenti di relax della vostra vacanza.

Cuba in due settimane: il racconto di un viaggio con il libro Cuba Resiste

“Cuba Resiste. Reportage da un Paese che cambia ma resta fedele alle sue radici” (Infinito Edizioni) di Massimiliano Squillace è un racconto di viaggio che non potrà che farvi venire voglia di andare o di tornare a Cuba. Ciò che colpisce subito, è che il protagonista del romanzo parte non sapendo esattamente quanto resterà nell’isola caraibica – in cui è stato altre due volte, l’ultima dieci anni prima –: dice soltanto che “Sarà lei (Cuba, ndr) a decidere quando farmi tornare. Vado per sentire mia l’isola che da ragazzino mi faceva sognare, che ha sedici anni ho cercato di capire, che poco dopo ho criticato e che ora mi è maestra… Vado a sentire Cuba”. Un’isola amata da “sentire” dunque: un amore iniziato come una suggestione adolescenziale e poi maturato nel tempo – l’autore rivela che a quattordici anni, come molti giovani, aveva una maglietta con una famosa effigie di Che Guevara, della quale in seguito conoscerà la storia –. Alla fine vi rimarrà due settimane.

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Il viaggio avviene nel 2016, anno della morte di Fidel Castro e dello storico disgelo con gli Stati Uniti, siglato dall’arrivo a Cuba di Barack Obama: da tempo l’isola è governata da Raùl Castro, fratello di Fidel. Dal punto di vista narrativo, il filo conduttore di “Cuba Resiste” sarà l’incontro e l’innamoramento del giovane protagonista nei confronti di Kira – il cui vero nome, come si scoprirà alla fine, è Franziska –, una ragazza di madre tedesca e padre cubano che, in un locale di Lisbona, gli chiederà di trovare il genitore, quando sarà a Cuba. L’uomo, di nome Nelson, è tornato nella sua patria d’origine dopo molti anni in Germania – infatti i compaesani lo conoscono tutti come “il tedesco”-, la drammatica fine del suo matrimonio, l’impossibilità di vedere regolarmente la figlia ed il fallimento della sua attività lavorativa. In qualche modo riesce a rimanere in contatto con Kira, ma non la vede da quando era bambina. Lei non ha soldi per andare a Cuba da lui, ma tramite il viaggiatore italiano, gli farà sapere che “presto” andrà a trovarlo. Il “segno di riconoscimento” che Kira gli farà avere attraverso il giovane turista, è una collana che Nelson le aveva regalato prima di partire.
Sarà anche grazie al papà della ragazza, che il protagonista del viaggio conoscerà meglio Cuba. Il suo viaggio inizierà naturalmente dalla capitale, L’Avana, dove alloggerà nella suggestiva parte vecchia, Habana Vieja: proprio in città, nello stadio di basket Ciudad Deportiva, assisterà anche ad un concerto dei Rolling Stones, uno dei primi segnali del cambiamento di Cuba, dato che fino a pochi anni fa, il rock era bandito perché visto come simbolo dell’ “imperialismo capitalista” americano.
Dopo l’Avana, il viaggio proseguirà con la turistica Varadero e con la cinquecentesca Trinidad, dagli edifici multicolori; con Guantanamo, che è molto di più di Guantanamo Bay, famosa per il super-carcere statunitense per terroristi islamici o presunti tali e ricorda la celeberrima canzone “Guantanamera”, probabilmente la più famosa canzone cubana; Moròn, un’altra città cinquecentesca, e Gibàra famosa per un particolare festival del cinema che attira cinefili da tutto il mondo. La permanenza del protagonista a Cuba si concluderà a Siboney, nei pressi di Santiago de Cuba, dove era nato Compay Segundo, celebre per una sua interpretazione di “Guantanamera”.
Poi naturalmente ci sono le numerose spiagge, tra le più belle del Paese e del mondo, come Cayo Guillermo – portata alla fama anche grazie a Hamingway –, Playa Serena, Playa Paraiso – il cui nome è tutto un programma! –, Cayo Coco e tante altre.
Durante il suo viaggio, il protagonista ritroverà il calore, la “fisicità” nei rapporti umani, l’amore per la musica e per i balli, la sincerità, l’ospitalità e il patriottismo unico dei Cubani, alcune delle caratteristiche che a Massimiliano Squillace faranno dichiarare alla fine del suo romanzo che “nessun posto” gli ha “rubato l’anima come Cuba”.

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